Ricordo di Fabio Schaub

14.12.25 ore 16:30
Aula Magna Conservatorio, Lugano

Nel 2025 ricorrono due 50°. Il primo, doloroso, il 50° della morte a soli 27 anni di Fabio Schaub, direttore d’orchestra di talento, socialmente e politicamente profondamente impegnato. Il secondo, virtuoso, il 50° della Fondazione omonima. Infatti i genitori di Fabio, Orazio e Pia Schaub, immediatamente dopo la morte del loro unico figlio, mossi da un nobile ideale, decisero di creare la Fondazione Fabio Schaub musicista con lo scopo
di promuovere e sostenere la formazione di giovani bisognosi meritevoli e di aiutare progetti culturali di valore. Dal 1975 la Fondazione, grazie quasi esclusivamente ai risparmi dei signori Schaub, continua incessantemente a sostenere attraverso borse di studio più di una decina di studenti all’anno, nonché a contribuire alla realizzazione di progetti culturali, soprattutto nel campo musicale. È presieduta da Pia Schaub, madre di Fabio, succeduta al marito Orazio nel 2007, che ne dirige l’attività e da sempre ne cura con estrema competenza l’amministrazione e la contabilità.

Ensemble900 del Conservatorio
Liga Liedskalnina soprano
Arturo Tamayo e Francesco Bossaglia direzione

LUIGI DALLAPICCOLA (1904 - 1975)
Piccola musica notturna (1953-54) versione per ensemble da camera (1961)
Agli amici del Queens College questi suoni notturni ripensati con nostalgia

GIORGIO BERNASCONI (1944 - 2010)
Riflessi (1974) per voce e 8 strumenti

Vibra il cupo fogliame del lauro e del verde pallido ulivo
[Anacreonte - Quasimodo]

FRANCESCO HOCH (*1943)
C’è Karl e Karl (1972)

KURT WEILL (1900 - 1950)
Frauentanz op.10 (1923)
     7 poesie medievali per soprano e strumenti
     Wir haben die winterlange Nacht (Dietmar von Aiste)
     Wo zwei Herzenliebe an einem Tanze gan (Anon.)
     Ach wär’ mein Lieb ein Brünnlein kalt (Anon.)
     Dieser Stern im Dunkeln (Der von Kürenberg)
     Eines Maienmorgens schon (Herzog Johann von Brabant)
     Ich will trauern lassen stehn (Anon.)
     Ich schlaf, ich wach (Anon.)

PAUL HINDEMITH (1895 - 1963)
Selezione da Der Dämon (1923)
pantomima in due quadri da un testo di Max Krell
        Erstes Bild

     1. Tanz des Dämons
     5. Tanz der Schmerzen
     6. Tanz des Dämons <Passacaglia>
     7. Tanz der Trauer und der Sehnsucht

        Zweites Bild
     9. Vier Tänze des Werbens
     a) Tanz des Kindes
     b) Tanz des weiten Gewandes
     c) Tanz der ganz erschlossenen Orchidee
     d) Tanz der roten Raserei

     12. Finale: Tanz des Dämons

 

Ensemble900
Matteo Spacagna flauto, Leonadro Lo Piparo oboe, Gil Shalev e Guilherme Pereira Oliveira clarinetti, Vivien Vincze* fagotto, Serena Flore corno, Sofia Porto Perdiz tromba, Adelajd Zhuri pianoforte, Antonia De Pasquale celesta, Jasmine Gitti arpa, Jana Vukicevic e Chiara Arcidiacono violini, Lorenzo Meraviglia viola, Lucia Maria Rizza violoncello, Alessandro Pizzimento contrabbasso

50 anni fa a Friburgo in Brisgovia scompariva prematuramente Fabio Schaub. Con lui la nostra vita musicale perdeva assai più di una promessa, poiché giovanissimo (ancora studente liceale) Fabio Schaub venne alla ribalta ad animare con la sua precoce intelligenza e la sua sete di novità le iniziative che nella nostra modesta storia culturale hanno fatto epoca sotto il nome di Gioventù musicale. Provvisto di doti musicali indiscusse, se esitazioni vi furono in Fabio Schaub prima d’intraprendere la carriera musicale, ciò fu semplicemente dovuto al fatto che i suoi vasti orizzonti culturali lo attiravano in più direzioni. Ma anche quando egli intraprese sistematicamente lo studio della direzione d’orchestra la sua scelta non fu settoriale e fu sempre posta a confronto con l’esigenza di cogliere nel fenomeno musicale il nesso con la realtà storica e sociale. Per lui non vi furono quindi dubbi sulla musica alla quale si sarebbe consacrato: non poteva essere che la musica del nostro tempo, quella che nel modo più incisivo poteva dar voce alle problematiche contemporanee. Di qui la ragione del suo studio con Francis Travis, sotto la cui guida si diplomò al conservatorio di Friburgo. Di qui il suo battagliero entusiasmo che lo portò a fondare l’Ensemble für zeitgenössische Musik che i ticinesi conobbero in più di un’occasione, in particolare nel primo concerto tenuto nella Svizzera Italiana nel 1971 interamente dedicato a compositori viventi. Sottilmente attento ai modi in cui si sviluppava la musica più recente, mai si adagiò alle tendenze di coloro che, facendone un cavallo di battaglia, si apprestavano a cogliere gli allori che la società riserva ormai anche al merito dei suoi più agguerriti detrattori. Di qui il suo porsi generosamente al servizio di giovani compositori, anche sconosciuti, purché dimostrassero buone ragioni nel portare avanti un discorso attuale, incisivo e critico, non compiaciuto entro schemi decaduti o addomesticati. Fra le molte qualità che apprezzavamo in lui, la più preziosa era appunto questa capacità di non lasciarsi mai strumentalizzare dal ruolo mitico del direttore d’orchestra, oggi diventato spesso tribuna dell’arrivismo e dell’ambizione di artisti egocentrici sempre troppo esaltati dal pubblico. Il suo imperativo, sia che si occupasse di musica o d’altro, era sempre rimasto un bisogno di porsi e di rispondere incessantemente agli interrogativi sulla nostra condizione contemporanea. In tal modo, rendendosi conto del venir meno delle ragioni radicali nella musica degli ultimi anni, il suo interesse era andato sempre più confermandosi nello studio di quei momenti storici che avevano visto la musica assumere un ruolo di testimonianza, di intervento e di denuncia nel contesto sociale. Ed è suo merito l’aver riproposto alla nostra attenzione alcune significative pagine di Hanns Eisler e di Kurt Weill nate dalla loro collaborazione con Bertolt Brecht, di cui ricordiamo l’allestimento della cantata La madre nell’Autunno Musicale di Como del 1973 (manifestazione ripetuta anche a Lugano) e del Volo di Lindbergh l’anno successivo, occasioni proposte per la prima volta al pubblico e alla critica italiani, avvicinandoli ad esperienze musicali che oggi servono da esempio alla definizione di un ruolo più responsabile della musica nella nostra società. E fu un lavoro esemplarmente condotto, con frequenti soggiorni a Berlino negli archivi dove si conservano ancora queste testimonianze, poiché ogni questione interpretativa in Fabio Schaub si accompagnava da un puntiglioso lavoro di indagine delle fonti e di adattamento alle circostanze dell’ascolto, in modo da arrivare al pubblico con l’indispensabile chiarezza dell’enunciazione e con una carica problematica sufficiente a stimolare precise prese di posizione.

Carlo Piccardi

 

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