900presente si mette in viaggio, lasciandosi alle spalle temporaneamente la sua casa d’elezione — l’Auditorio Stelio Molo — immaginando una stagione che, ancora prevalentemente luganese, si possa inserire in altri contesti della città, adeguati al suo mandato. Grande aiuto in questo verrà dal LAC, che ospiterà ben tre dei cinque appuntamenti, rialimentando in maniera sempre più decisiva una collaborazione fruttuosa e di reciproca soddisfazione.
La stagione 2025–2026 di 900presente si apre nel segno della memoria, approfondita come radice viva capace di generare visioni, linguaggi, esperienze nuove. In un tempo in cui tutto sembra consumarsi nell’istante, 900presente riafferma la necessità di ritornare a ciò che ci ha formati — alla storia, ai luoghi, alle voci — per aprire sentieri che parlino con autorevolezza all’oggi e al domani.
Questa XXVII edizione si distingue per un dato straordinario: ben sette prime esecuzioni assolute saranno proposte nel corso della stagione.
Nuove opere di compositori affermati o emergenti che, da prospettive diverse, interpellano la tradizione per rilanciarla con forza nel presente. Da La myriade de couleurs di Paul Glass al grande progetto multimediale La memoria dei suoni di Andrea Molino, passando per le quattro nuove composizioni del ciclo Nuove voci, e la riscrittura a cura di Nadir Vassena di Josquin Desprez, la stagione mette in dialogo generazioni diverse nel segno della creatività come atto di memoria attiva. Al centro di questo percorso è il Conservatorio della Svizzera italiana, che con la sua stagione 900presente rinnova il suo impegno nella formazione artistica più avanzata: l’Ensemble900 diventa infatti non solo luogo di esecuzione, ma laboratorio d’idee e piattaforma professionale. Non a caso, diversi tra i protagonisti della stagione — direttori, solisti, compositori — sono alumni del Conservatorio, a testimonianza di un ecosistema culturale fertile e coerente, in cui il legame tra formazione e attività artistica si alimenta in modo reciproco.

 

XXVII, 2025/26


  • Very Parisienne!

    27.10.’25 ore 20:00
    Sala Teatro LAC, Lugano

     

    “Very Parisienne!” sono le parole che George Gershwin scrive su una cartolina destinata ad una coppia di amici che lo aveva ospitato a Parigi; queste parole sono scritte a fianco di un piccolo frammento musicale che diventerà uno dei temi del suo poema sinfonico Un americano a Parigi. A chiudere i festeggiamenti del 40° anniversario, il Conservatorio della Svizzera italiana propone un viaggio musicale tra Europa e America, inaugurando la stagione 2025/2026 di 900presente con un concerto sinfonico nella Sala Teatro del LAC di Lugano. L’Ensemble900, ampliato a 90 elementi eseguirà un programma che unisce capolavori del repertorio sinfonico e cinematografico. Si apre con l’esuberante Ouverture dal Candide di Leonard Bernstein, seguita dalla prima esecuzione assoluta di La myriade de couleurs del compositore svizzero–americano Paul Glass, grande testimone del secondo Novecento. A chiudere la prima parte le musiche da The Sea Hawk composte dal viennese Erich Wolfgang Korngold, pioniere del sound cinematografico hollywoodiano. Aprirà la seconda parte la celebre suite da Vertigo di Bernard Herrmann, esempio di perfetta fusione tra musica e immagini. Gran finale con Un americano a Parigi di George Gershwin che ci restituisce non solo lo sguardo curioso e incantato di un turista immerso nell’energia vibrante della Parigi d’inizio ’900, ma anche il richiamo nostalgico alla propria terra, attraverso le sfumature intime e malinconiche del blues.


  • Artisanat furieux

    30.11.’25 ore 20:30
    Spazio Officina, Chiasso

     

    Due giganti della musica moderna, due generazioni a confronto, due monumenti musicali in programma in questo concerto. Nel 1912 l’attrice Albertine Zehme commissiona ad Arnold Schönberg un melologo per voce e strumenti su testi del poeta belga Albert Giraud tratti dalla raccolta Pierrot lunaire: rondels bergamasques. Nasce così uno dei brani più importanti e rivoluzionari del ‘900 in cui i temi simbolici, decadenti e modernisti delle poesie ispirano a Schönberg un nuovo modo di trattare la voce umana in una sorta di canto parlato. Altrettanto nuova è la scrittura strumentale che distorce, amplifica e trasfigura i gesti tipici della musica post—romantica. Quarant’anni più tardi Pierre Boulez risponderà simbolicamente al Pierrot schönberghiano con Le Marteau sans maître, ciclo basato sui versi surrealisti del poeta francese René Char. Le parole in questo caso vengono cantate da una voce di contralto; Boulez come Schönberg inventa un suono strumentale nuovo, inconsueto, in cui i solisti di flauto, viola e chitarra sono incorniciati dai timbri astratti delle percussioni. Pierrot e Marteau proposti uno accanto all’altro raccontano una pagina fondamentale della musica del secolo scorso, una pagina dirompente che ancora oggi stupisce e suggestiona.

     


  • Come un requiem

    15.03.’26 ore 17:00
    Cattedrale San Lorenzo, Lugano

     

    È il commiato il tema di questo concerto che intreccia capolavori del Novecento storico e creazioni contemporanee. Dalle meditazioni sinfoniche de L’Ascension di Olivier Messiaen alla Trauermusik per viola e archi di Paul Hindemith, ogni brano riflette una personale spiritualità, declinata con forme e linguaggi differenti. Di rarissimo ascolto è il brano Angels del compositore americano Carl Ruggles, per sei trombe con sordina, una miniatura dal fraseggio denso ed introspettivo. Completano il programma la prima esecuzione svizzera di Velata di Carlo Ciceri, delicato omaggio ad un’amica scomparsa, e la prima assoluta di una raffinata rilettura di Nymphes des bois di Josquin Desprez ad opera di Nadir Vassena. Questi autori, così diversi tra loro, tracciano percorsi tesi tra memoria terrena e spiritualità; dalla via profondamente religiosa di Messiaen al requiem laico di Ciceri, la tensione metafisica diventa lo spunto per un’esperienza che unisce gli esecutori ed il pubblico in un grande rituale sonoro.


  • Nuove voci

    19.04.’26 ore 11:00
    Hall del LAC, Lugano

     

    Fin dalla sua fondazione, ad opera di Giorgio Bernasconi, la stagione 900presente ha avuto tra i suoi obiettivi primari quello di dare la possibilità a giovani musicisti e cantanti di esibirsi in un contesto importante, confrontandosi con repertori nuovi ed impegnativi; nell’ambito della stagione 2025/26 questa opportunità viene offerta anche a giovani direttori e compositori.
    Il progetto, significativamente intitolato Nuove voci, si configura come uno spazio creativo e sperimentale: quattro compositori emergenti sono chiamati a scrivere altrettanti nuovi brani, ciascuno per un differente organico strumentale ispirato a formazioni importanti tratte dal repertorio del Novecento. L’ensemble strumentale sarà diretto da due ex—allievi del Conservatorio della Svizzera italiana così come allievi ed alumni saranno i quattro compositori coinvolti, a conferma della volontà di coltivare l’eccellenza durante ed oltre il percorso accademico. Tra le nuove creazioni, una composizione prevede anche la presenza di un solista – ancora una volta una studentessa – a testimonianza di un circolo virtuoso che si sviluppa tra formazione e professione, motore del quale è la creatività.

     


  • La memoria dei suoni

    15.05.’26 ore 20:00
    Sala Teatro LAC, Lugano

    La storia culturale della Svizzera italiana è indissolubilmente legata agli studi radiofonici RSI di Besso, luogo simbolico in cui per decenni si sono sviluppate esperienze che hanno segnato profondamente la cultura e la radiofonia svizzera. Il 2026 segnerà un momento di svolta: la RSI lascerà definitivamente gli Studi per trasferirsi a Comano, aprendo un breve ma significativo periodo in cui quegli spazi resteranno vuoti, nell’attesa dell’inizio del cantiere che porterà alla nuova Città della musica. Proprio da questo simbolico vuoto nasce il progetto La memoria dei suoni, opera multimediale del compositore italo—svizzero Andrea Molino, da un’idea di
    Francesco Bossaglia. Le telecamere degli studenti del Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive entrano negli studi radiofonici vuoti, esplorandone gli spazi in un viaggio che diventa anche sonoro, grazie ai suoni ed alle voci custoditi negli archivi della RSI. Come un esploratore immaginario di questa memoria sonora Andrea Molino compone un brano per grande ensemble strumentale, elettronica e video con il quale porterà lo spettatore all’interno di sessant’anni di storia musicale, culturale e sociale della Svizzera italiana. La creazione di un’opera originale che riflette su un passato culturale luminoso, nel coinvolgere tanti giovani artisti diventa spunto per immaginare un futuro altrettanto pieno di idee, progetti e persone, un futuro in cui la memoria non è nostalgia ma seme di creatività.